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CAT_IMG Posted on 14/5/2012, 14:34 by: diavoletto neroReply

In ricordo di Ludo Martens


a cura di Adriana Chiaia, della redazione della Casa editrice Zambon

giugno 2011

* * *
da Ludo Martens, Stalin – Un altro punto di vista, Zambon Editore, 2005

«Sono stato antistalinista convinto dall’età di diciassette anni. L’idea di un attentato contro Stalin occupava i miei pensieri e i miei sentimenti. Abbiamo studiato la possibilità “teorica” di un attentato. Siamo passati alla preparazione pratica.»
«Se mi avessero condannato a morte nel 1939, questa decisione sarebbe stata giusta. Avevo concepito il piano di uccidere Stalin e questo era un crimine, non è vero?
Quando Stalin era ancora in vita, avevo una diversa visione delle cose, ma ora che posso avere una visione d’insieme di questo secolo, dico: Stalin è stato la più grande personalità del nostro secolo, il più grande genio politico. Assumere un atteggiamento scientifico nei confronti di un personaggio è cosa diversa dal manifestare un’opinione personale.»
Aleksandr Zinov’ev, 1993

Premessa

di Ludo Martens

«Che un celebre dissidente sovietico, residente nella Germania “unificata”, un uomo che nella sua gioventù aveva spinto l’antistalinismo al punto di preparare un attentato terroristico contro Stalin, che ha riempito dei volumi per esporre tutte le malvagità che pensava sulla politica staliniana, che un simile uomo si senta obbligato, nella sua vecchiaia, a rendere omaggio a Stalin, ecco qualcosa che fa riflettere.

Molte persone che si proclamano comuniste non hanno dato prova di altrettanto coraggio. In effetti, non è facile alzare la propria debole voce contro l’uragano della propaganda antistalinista.

D’altra parte un buon numero di comunisti si sente fortemente a disagio su questo terreno. Tutto quello che i nemici del comunismo avevano affermato per trentacinque anni, è stato confermato da Chruščëv nel 1956. Da allora l’unanimità nella condanna di Stalin, che va dai nazisti ai trockijsti, e dal tandem Kissinger-Brzezinski al duo Chruščëv-Gorbačëv, sembra imporsi come prova della verità. Difendere l’opera storica di Stalin e del Partito Bolscevico diventa impensabile, diventa una cosa mostruosa. E molte persone, che si oppongono senza esitazioni all’anarchia micidiale del capitalismo mondiale, si sono piegate davanti all’intimidazione.

Oggi la constatazione della follia distruttiva che si è impadronita dell’Unione Sovietica, con gli strascichi di carestia, disoccupazione, criminalità, miseria, corruzione, aperta dittatura e guerre interetniche, ha portato un uomo come Zinov’ev a rimettere in discussione i pregiudizi radicati in lui fino dall’adolescenza...

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Comments: 0 | Views: 70Last Post by: diavoletto nero (14/5/2012, 14:34)
 

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CAT_IMG Posted on 24/4/2012, 17:43 by: diavoletto neroReply

La quarta dimensione dell'Economia Socialista attraverso la "Questione Nazionale".


Se oggi possiamo parlare corrrettamente di Lenin nella forma di "Leninismo"è solo attraverso la prassi economica socialista di Stalin.Come ho già accennato oggi non possiamo parlare di Stalinismo ma questo solo perchè dopo di lui, attraverso un colpo di stato, si è interrotto il processo fondamentale del Materialismo Dialettico operante, e finalmente, sul terreno finale dell'Economia.Se vogliamo accennare ad un tema fondativo di un purtroppo ipotetico stalinismo dobbiamo iniziare da quella che è definita la "Questione Nazionale". In Unione Sovietica esistevano più di cento popoli diversi ed ognuno con la sua lingua nazionale e con tutto il proprio ed essenziale patrimonio culturale. Come l'unificazione e l'affratellamento abbiano potuto amplificarsi in parallelo con lo sviluppo socialista nel contenuto e nazionale nella forma rappresenta uno dei più grandi traguardi di Stalin attraverso l'applicazione dell'Economia Socialista. Prima della Rivoluzione d'Ottobre nella Russia zarista, russi ed ebrei, turchi ed armeni, georgiani e tartari, si massacravano a vicenda e venivano schiacciati dall'oppressione sociale e nazionale.Il quadro devastante operato dallo zarismo fu completamente ribaltato attraverso una delle più grandi rivoluzioni della storia umana e questo, come vedremo, attraverso l'irrompere dell'Economia Socialista in tutto l'enorme territorio sovietico senza nessuna forma di centralismo burokratico (la K è riferita a Krusciov e la sua cricca). Durante l'impero zarista il paese d'elezione dell'analfabetismo di massa, che arrivava a punte del 98 e del 99 per cento tra le decine di milioni di uomini e donne delle nazionalità oppresse.Oltre quaranta tra queste nazionalità non disponevano nemmeno di un alfabeto della loro lingua e quindi non avevano una letteratura scritta e tanto meno delle scuole e delle istituzioni culturali. La Russia degli czar alla vigilia del mattatoio della prima guerra mondiale aveva 275 istituti di educazione prescolastica, ed erano tutti - ad eccezione di una quindicina(gestiti dai soliti preti)-riservati ai bambini delle classi privilegiate. Nel 1941, prima dell'attacco fascista all'Unione Sovietica, il numero degli istituti prescolastici diventa di 16.251 e nel 1947 milioni di bambini venivano accolti in asili infantili.Dal 1930 venne introdotta l'istruzione obbligatoria fino al settimo anno in tutti le città e villaggi e fino al quarto anno nelle località rurali. L'istruzione media durante l'impero zarista poteva disporre di 1.953 istituti ; nel 39' il numero di questi saliva nell'Unione Sovietica a...

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Comments: 0 | Views: 120Last Post by: diavoletto nero (24/4/2012, 17:43)
 

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CAT_IMG Posted on 18/4/2012, 13:59 by: diavoletto neroReply

PROGETTO

ASSOCIAZIONE STALIN




Non siamo un'associazione di nostalgici, ma un'associazione di comunisti che non hanno accettato e non accettano che attraverso la demolizione di Stalin passi, come in realtà è accaduto e accade, la demolizione dell'esperienza storica del movimento comunista del XX secolo, la più grande esperienza di emancipazione sociale che l'umanità abbia vissuto.

Di questo processo Stalin è stato parte determinante per circa un trentennio e nessuna separazione è possibile tra il suo ruolo e gli avvenimenti di cui i comunisti a livello mondiale sono stati protagonisti.

Il tentativo di separazione ha avuto due fasi. La prima con il processo controrivoluzionario iniziato nel 1956 con il famigerato rapporto segreto di Kruscev e la seconda con la presa di distanza dei comunisti 'buoni' dalle malefatte attribuite a Stalin.

Com'è noto, le conclusioni di questa presa di distanza si sono avute con il crollo dell'URSS e dei paesi socialisti dell'Europa dell'est, con la fucilazione di Ceaucescu, con l'annessione della Germania orientale. E, cosa ancora più grave, la campagna anticomunista collegata all'azione dell'imperialismo a livello mondiale ha raggiunto il suo apice in Italia anche con il contributo del comunista 'buono' che voleva rifondare il comunismo italiano, Fausto Bertinotti.

Molti compagni sono stati travolti dalla violenza degli avvenimenti e dalla furia della campagna anticomunista e anche se non hanno accettato di cambiar pelle si sono rifugiati nell'isolamento conservando le icone della propria esperienza comunista. Qualche voce, spesso piuttosto timida, di intellettuali non omologati si è levata qua e là ma non ha potuto contrastare la virulenza delle campagne anticomuniste. Quelli che in questi decenni si sono definiti comunisti, quando anche non hanno accettato di essere definiti 'diversi' per avere un lasciapassare nella buona società, non sono riusciti neppure ad avviare una seria controffensiva culturale. Certo, sotto le macerie del socialismo reale alzare la voce ed opporsi non era certo facile. Singolarmente e con qualche debole strumento qualcosa è stato fatto, ma molto al disotto delle necessità.

Del resto sappiamo bene che il tentativo di cancellare le esperienze rivoluzionarie ha sempre accompagnato la storia. Si pensi alla Rivoluzione francese, alla Comune di Parigi e a tanti altri episodi di lotta rivoluzionaria. Si pensi alla la rivoluzione cinese, al Vietnam. Si pensi, in Italia, a Giampaolo Pansa con la denigrazione della guerra antifascista condotta sotto la direzione dei comu...

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Comments: 0 | Views: 253Last Post by: diavoletto nero (18/4/2012, 13:59)
 

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CAT_IMG Posted on 30/3/2012, 16:29 by: diavoletto neroReply

G. V. Stalin - La lotta di classe nel socialismo
Opere Complete - 11 vol. - 1928 -1929



PREFAZIONE


La pubblicazione dell’ 11° volume delle Opere Complete di Stalin, conformemente al testo originale edito a suo tempo in Unione Sovietica, costituisce un’importante iniziativa per il movimento operaio e comunista del nostro Paese. Degli scritti di Stalin si conoscono varie parti, sia per le edizioni di Mosca in lingua italiana dopo la seconda guerra mondiale, sia per diverse pubblicazioni in Italia, soprattutto per l’inizio della stampa delle Opere complete che venne interrotta con la degenerazione opportunista di chi l’aveva promossa. Gli avvenimenti successivi alla morte di Stalin particolarmente il XX Congresso del PCUS, l’opera di revisione del marxismo-leninismo portata avanti dai kruscioviani, l’avvento al potere nell’URSS di un gruppo dirigente revisionista, lo stabilirsi di gruppi burocratici revisionisti ala direzione dei vari partiti comunisti, da una parte, la lotta del Partito Comunista Cinese e del Partito del Lavoro d’Albania in difesa del marxismo-leninismo, le grandiose esperienze di continuità della rivoluzione in Cina ed in Albania, lo sviluppo di partiti marxisti-leninisti, dall’altra, hanno proposto con forza l’esigenza di conoscere tutta l’opera politica e teorica di Stalin, soprattutto quelle parti che si collegano ai problemi di quest’ultimo periodo storico.
La «questione» di Stalin è stata ed è oggetto di innumerevoli interpretazioni. Specialmente il «vuoto» lasciato in vari settori della opinione pubblica della degenerazione dei gruppi dirigenti di vari partiti comunisti con il concomitante scadimento e stravisamento del lavoro ideologico, «vuoto» che oggi stano colmando i partiti marxisti-leninisti dei vari paesi, ha permesso l’insorgere, insieme con l’attività apertamente denigratoria dei kruscioviani, di tutta una serie di «studi» che, per l’influenza del revisionismo di destra oppure di «ultrasinistra», in particolare di quello trotskista, portano a continue distorsioni. Anche certi intellettuali, che intendono definirsi marxisti-leninisti e fanno seri sforzi per giungere a interpretazioni corrette, sono scivolati in un modo o nell’altro sulle stesse posizioni kruscioviane. La realtà è che essi non fanno un’autentica analisi marxista, sia perchè partono da atteggiamenti di ribellismo anarcoide e piccolo-borghese, giungendo alla pretesa di «reinventare» il marxismo, sia perché quelli meno superficiali non hanno potuto conoscere compiutamente in modo corretto l’opera di Stalin.
Il movimento operaio e comunista, tutti coloro che si pongono questi proble...

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Comments: 0 | Views: 408Last Post by: diavoletto nero (30/3/2012, 16:29)
 

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CAT_IMG Posted on 4/3/2012, 18:56 by: diavoletto neroReply

Per una riflessione critica su Stalin


Trattare oggi della figura di Stalin, in una fase molto problematica per la ripresa della lotta per il socialismo e il comunismo, stante ancora il panico e il disorientamento del proletariato a seguito della fine ingloriosa di importanti paesi socialisti, di fronte alla tracotanza della borghesia, che nonostante lo sfacelo di cui è artefice si sente ebbra della vittoria della controrivoluzione ed infierisce senza ritegno contro le conquiste del movimento operaio, comporta necessariamente il pericolo di esporsi ad ogni sorta di critica malevola, in uno spazio culturale e politico ampio, che occupa indistintamente il revisionismo moderno e l’odio viscerale anticomunista. Discutere di Stalin, del suo periodo storico e della sua opera richiede dunque la costruzione di una robusta barricata ideologica, al di là della quale si contrappone un esercito composito, ma agguerrito, di detrattori del marxismo-leninismo, di nemici feroci, di falsi amici dai modi garbati.
Siamo giunti al punto in cui il termine stalinista riveste il significato di epiteto, per chi intende lanciare grossolanamente l’accusa dell’uso arbitrario della violenza, contro chi sarebbe fautore del dispotismo più turpe, della dittatura più oppressiva. Nei dizionari della lingua italiana il termine è oramai attestato col significato dispregiativo. I comunisti sono consapevoli che Stalin e la sua epoca rappresentano un passaggio ineludibile nella storia reale (e non di quella virtuale che ipotizzano taluni pseudocomunisti) del movimento operaio rivoluzionario, nella lotta del proletariato per il socialismo e il comunismo. Confrontarsi con Stalin, con il suo tempo e il suo ruolo, la sua opera anche di teorico, richiede perciò l’adozione di una visione autenticamente critica, scevra da ogni possibile venatura apologetica o agiografica, come per alcuni versi si è manifestata negli anni 50 del secolo scorso nel movimento comunista, e che connota ancora oggi alcuni piccoli gruppi della sinistra, ma con il metro di chi, da posizioni di classe, osserva il periodo più difficile e tragico, per la spietata reazione della borghesia internazionale che ha costretto il primo stato al mondo degli operai e dei contadini a sofferenze e privazioni immani per potersi difendere, e tuttavia più fecondo per il movimento comunista rivoluzionario. In questa breve riflessione non è possibile che tracciare solo una linea guida sul criterio con cui misurarsi col pensiero staliniano e su che cosa rappresenti lo stalinismo e la sua apparente immagine speculare, l’antistalinismo. Ci troviamo davanti ad un terreno paludoso, ma conviene fare chiarezza, sciogliere con la spada il nodo gordiano della questione: non ci appartiene né lo stalinismo, poiché ques...

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Comments: 0 | Views: 151Last Post by: diavoletto nero (4/3/2012, 18:56)
 

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CAT_IMG Posted on 17/2/2012, 20:27 by: diavoletto neroReply

ALLAH SOURIA BASHAR WA BASS



di Mariella Salvadori

Vorrei parlare della Siria facendo alcune considerazioni partendo dalla mia esperienza in questo splendido paese. Sono stata quattro volte in Siria, una prima dei disordini, e le altre tre dopo. Comincio, ovviamente, dalla prima esperienza. Ho avuto modo, in quel caso, di visitare la Siria in lungo e in largo, e di conoscere personalmente sia il grado di civiltà e modernità del paese, sia il consenso di cui gode, in una larga fascia della popolazione siriana, il presidente Bashar al-Assad. Leader che è rimasto pressoché sconosciuto alla maggioranza degli occidentali fino alla cosiddetta "primavera araba", che tanta violenza e devastazione ha seminato nell'intero cosiddetto vicino e medio oriente.
Presidente, Bashar al-Assad, sconosciuto all'opinione pubblica, ma non ai leader europei, che negli anni passati hanno ricevuto con tutti gli onori questo leader che oggi viene dipinto come un mostro, un degenerato e un sadico. Tutto questo devo dire che mi ricorda un grande leader del secolo scorso, tale Giuseppe Stalin, celebrato a più riprese da molti leader occidentali, come Churchill, che, a proposito del leader sovietico, disse: "I like this man", e che alla conferenza di Teheran del novembre 1943 lo salutò come "Stalin il grande". O come Averell Harriman, ambasciatore statunitense a Mosca tra il 1943 e il 1946, che disse a proposito del capo di stato sovietico: "lo trovo meglio informato di Roosevelt e più realistico di Churchill, in qualche modo il più efficiente leader di guerra". O, per parlare di casa nostra, lo stesso Alcide De Gasperi si espresse con parole di elogio per "il genio di Giuseppe Stalin". O Sandro Pertini, compianto Presidente della Repubblica, che scrisse per la morte di Stalin parole di sincera ammirazione. Anche molti intellettuali occidentali si profusero in passato in elogi per la "saggezza di Stalin".
Fino a quando un famigerato "Rapporto Chruščёv" volle consegnare alla Storia la stessa persona eroica, geniale e saggia, come "un enorme, cupo, capriccioso, degenerato mostro umano". Parole molto simili a quelle usate oggi per descrivere il presidente siriano Bashar al-Assad. Il quale, lo ricordo, è stato ricevuto con tutti gli onori nell'aprile 2002 da Walter Veltroni, nel dicembre dello stesso anno dalla regina Elisabetta, nel agosto 2005 dal presidente turco Erdogan, nell'ottobre 2007 ancora in Turchia dal primo ministro Abdullah Gul e nell'ottobre 2008 dal presidente italiano Giorgio Napolitano. Fu celebrato, il presidente siriano, come un leader illuminato, e la sua consorte descritta come "il fiore del medioriente"...

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Comments: 0 | Views: 463Last Post by: diavoletto nero (17/2/2012, 20:27)
 

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CAT_IMG Posted on 24/1/2012, 19:34 by: diavoletto neroReply

HA DA VENI' BAFFONE"


Il presidente russo Medvedev lancia una nuova campagna di destalinizzazione

Quando sono nato, nel lontano 1942, infuriava la battaglia di Stalingrado, la battaglia che infranse il sogno di Hitler di mettersi sotto i piedi l'intera Europa e il mondo.
All'età di otto - nove anni, camminando per la via Appia verso la scuola, mi capitava più volte di leggere sui muri dei palazzoni periferici la scritta riportata nel titolo, "Ha da veni' baffone". Dalle pennellate larghe di calce bianca si capiva chi fossero i writers: quelle scritte le avevano tracciate di notte gli operai edili romani, gli stessi che quando manifestavano nelle piazze e si scontravano con la polizia dell'on. Scelba, l'allora ministro degli Interni, cantavano irriverenti: "Er sindaco de Roma/ se chiama Rebecchini/ se magna er Campidojio/ co' tutti li scalini!"
Poco più avanti, nel 1953, venni a sapere dal titolo a caratteri cubitali dell'"Unità" appesa all'edicola vicino alla scuola che Baffone, Giuseppe Stalin, era morto.
Anno dopo anno arrivarono la condanna del culto della personalità e la destalinizzazione di Krusciov, il disgelo tra le due superpotenze e la distensione nei rapporti Est-Ovest, l'abbassamento della cortina di ferro e l'innalzamento del muro di Berlino. Da questa città, divisa in due, nel giugno 1963, il giovane presidente americano John Kennedy gridò al mondo: "Ich bin ein Berliner!" e tutti compresero che la guerra fredda si era fatta un po' più mite, ma non era cessata, né poteva cessare tanto presto.
In Unione Sovietica, però, il corso della destalinizzazione non si interruppe neppure dopo l'allontanamento di Krusciov e continuò a procedere silenziosamente, senza il furore, né il clamore della prima ondata. Così, quando iniziò il Sessantotto, mentre la gioventù arrabbiata e ribelle dell'Europa occidentale capitalistica si immergeva con avidità nella lettura non solo di Marx, Mao e Marcuse, ma anche di qualche testo di Stalin come "Le questioni economiche del socialismo" -(Ed. Rinascita) e "Il marxismo e la linguistica" (Ed. Feltrinelli), in URSS gli scritti del "feroce dittatore georgiano" restavano sepolti negli scantinati delle biblioteche, tenuti severamente in castigo da una nomenclatura che aveva ormai la sola aspirazione di rimanere incollata al potere. A Roma, sui muri dei palazzoni non più periferici, le scritte a lui inneggianti resistevano ancora, via via più scolorite, solitarie e remote. La destalinizzazione era passata anche sopra i muri della Città Eterna.
Nel v...

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Comments: 0 | Views: 143Last Post by: diavoletto nero (24/1/2012, 19:34)
 

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CAT_IMG Posted on 22/10/2011, 14:24 by: diavoletto neroReply

IL TERRORE IMPERIALISTA


Una grande tristezza nel vedere le immagini del martirio di Gheddafi nelle grinfie dei mercenari della Gestapo imperialista, una grande tristezza nel vedere quel coraggioso rimasto SOLO nelle mani di quei banditi che lo malmenavano senza pietà, con il volto pieno di sangue, con quelle iene urlanti che sfogavano la rabbia contro un uomo che fino a un minuto prima rappresentava la Libia. Una riflessione profonda è necessaria. Gheddafi, fin dal primo momento dell'aggressione imperialista, aveva con disprezzo rifiutato la via di fuga presso un paese straniero e si diceva risoluto a difendere la Libia e lottare fino al martirio. Ciononostante quella solitudine dei suoi ultimi istanti di vita rimane terribile!
Tanti anni fa, poco meno di vent'anni dopo la seconda guerra mondiale, in cui il socialismo con la guida di Stalin si era affermato a livello mondiale, un dirigente rivoluzionario quale il Che, lascia Cuba e va in un paese africano a sostenere la loro lotta antimperialista. Oggi, dopo che i maledetti revisionisti hanno causato il disastro della eredità di Stalin, gli antimperialisti vengano scannati come in un mattatoio! Dove stava l'Unione Africana? Quell'unione verso la quale Gheddafi non risparmiò energie e risorse. Dove stavano i paesi islamici in lotta contro l'imperialismo? Le domande possono essere ancora tante ma le risposte neanche una. Dopo anni di massacri attraverso il terrore scatenato dagli eserciti delle coalizioni imperialiste in mezzo mondo, ecco che arriva l'era di Obama che scatena la CIA e inaugura il metodo antico degli eserciti mercenari: i Lanzichenecchi.
Allora con quello che c'è intorno è meglio non farsi tante illusioni, con quello che c'è intorno gli antimperialisti come Gheddafi rimangono purtroppo tragicamente soli. Oggi nessun Che ti viene in aiuto, sono presi dal terrore, tutti piegati ai loro interessi nazionali e l'imperialismo va alla grande, colpendo uno per volta coloro che non si allineano. Tutti gli avvenimenti di questi ultimi anni ci confermano che la lotta antimperialista assume sempre più la forma della guerra civile. Non esiste nessuna entità nazionale o ottica geopolitica che possa contrastare il terrore imperialista. Ritornare quindi decisamente alla lotta di classe, sciogliere l'ambigua coesistenza tra rivoluzionari e reazionari che alberga nelle file stesse dei comunisti. Sembra che in Siria Bashar al-Asad abbia chiaro da dove passa la vittoria contro l'imperialismo, passa mediante la vittoria della guerra civile nel suo paese, passa mediante la sconfitta dei filoimperialisti all'interno della Siria.
MT 22 ottobre 2011
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CAT_IMG Posted on 1/9/2011, 08:47 by: diavoletto neroReply

Stalin

Sulla parola d’ordine della
AUTOCRITICA


Da “I lavori della sessione plenaria comune di aprile del C.C. e della Commissione centrale di controllo”
(Rapporto all’Assemblea dell’attivo dell’organizzazione di Mosca del 13 aprile 1928)

 Tratto caratteristico dei lavori della sessione plenaria, degli interventi e delle risoluzioni della sessione è il fatto che i lavori della sessione plenaria si sono svolti dal principio alla fine sotto il segno dell’autocritica più severa. Anzi, nessuna questione discussa durante la sessione, nessun intervento è stato esente dalla critica delle deficienze del nostro lavoro, dall’autocritica delle nostre organizzazioni. La critica delle nostre deficienze, l’autocritica onesta e bolscevica delle organizzazioni del partito, sovietiche ed economiche: questo è stato il tono generale dei lavori della sessione plenaria.
Io so che nelle file del partito ci sono alcuni elementi che non amano la critica in generale e l’autocritica in particolare. Costoro, che potrei chiamare comunisti “leccati” (ilarità), non fanno che brontolare, respingendo l’autocritica; essi dicono: ancora questa maledetta autocritica, di nuovo si tirano fuori le nostre deficienze, non ci possono lasciar vivere tranquilli? È chiaro che questi comunisti “leccati” non hanno niente a che vedere con lo spirito del nostro partito, con lo spirito del bolscevismo. E così, dato che esistono simili tendenze in elementi che sono ben lontani dall’accogliere la critica con entusiasmo, è permesso chiedere: ci è necessaria l’autocritica, di dove proviene essa e quali sono i suoi vantaggi?
Penso, compagni, che l’autocritica ci è necessaria come l’aria, come l’acqua. Penso che senza di essa, senza l’autocritica, il nostro partito non potrebbe progredire, non potrebbe mettere a nudo le nostre piaghe, non potrebbe liquidare le nostre deficienze. E le nostre deficienze sono numerose. Questo si deve riconoscere apertamente e onestamente.
La parola d’ordine dell’autocritica non può essere considerata come una parola d’ordine nuova. Essa costituisce il fondamento stesso del partito bolscevico. Essa costituisce il fondamento del regime della dittatura del proletariato. Se il nostro Paese è il paese della dittatura del proletariato, e questa dittatura è diretta da un solo partito, il partito dei comunisti, che non divide e non può dividere il potere con altri partiti, non è forse chiaro che noi stessi dobbiamo scoprire e correggere i nostri errori, se vogliamo progredire; non è forse chiaro che non vi è ne...

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Comments: 0 | Views: 112Last Post by: diavoletto nero (1/9/2011, 08:47)
 

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CAT_IMG Posted on 20/7/2011, 14:20 by: diavoletto neroReply

L'IPOCRISIA DELL'ANTISTALINISMO



pubblicato da Giovanni Apostolou il 19 luglio 2011 alle ore 0.36

Contrariamente a quanto ritenuto da coloro che elevano l’antistalinismo come matrice di un nuovo inizio per il movimento rivoluzionario, prosperati in questi ultimi anni, il movimento comunista che nel suo complesso sotto il profilo storico valoriale si richiama nella sua complessità all’esperienza storica del comunismo del ‘900 mostra ancora una certa vitalità (basti pensare (per rimanere in Europa) al KKE in Grecia o al PC di Portogallo).
Sorprese giungono da Est (ex URSS, ex Cecoslovacchia); si conferma una certa tenuta politica in Europa; Cuba, Corea e Vietnam non hanno rinnegato il carattere socialista della propria società; ad Atene e Bruxelles si svolgono sistematicamente le assisi internazionali dei PC che non sono omologati al nuovo corso social-democratico della Sinistra Europea (SE) e della SEL.
Non si tratta, ovviamente, di un movimento unico, omogeneo, organizzato, né da questa capacità di resistenza pare emergere una nuova elaborazione politica capace di riunificare le forze.
Piuttosto, il dato più marcato è l’avvicinamento alle posizioni di una socialdemocrazia “di sinistra” di tutti i partiti “socialisti” (ex Partiti “comunisti”) emersi nei paesi dell’Est dopo gli avvenimenti del 1989.
Tale modificazione appare evidente anche come base preliminare della rinascita del PCUS.
In Europa occidentale appare invece attivo il tentativo di ridefinire un “neocomunismo” che mantenga alcuni elementi di continuità con l’esperienza storica del movimento comunista.
Il dibattito e l’analisi sui disastri e le illusioni del progetto gorbacioviano, dopo essere stato viziato da un sostegno acritico e un po’ suicida, è stato ormai rimosso, anche perché i leaders della perestrojka sono stati scalzati dagli avvenimenti più rapidamente del previsto.
Se la contraddizione più evidente pare quella della riconversione socialdemocratica degli ex Partiti “Comunisti” a Est, mi sembra invece più urgente sottolineare le contraddizioni e tendenzialmente i guasti che il “neocomunismo” può arrecare ad un processo reale di riorganizzazione e rinnovamento del movimento comunista.
Il percorso dei neocomunisti comincia quasi sempre con il “ritorno a Marx”, solo qualche audace pensa ad un “ritorno a Lenin”, ma degli anni della NEP.
Sul resto dell’esperienza del movimento comunista, cioè più o meno 70 anni di esperienze statuali e rivoluzionarie, viene imposta la discontinuità e il comodo luogo comune di “stalinismo” che dovrebbe arbitrariamente sintetizzare tutta l’esperienza del “socialismo reale” e del movimento comunista internazionale fino agli anni ’90.
Ovviamente c’è una differenza tra gli oss...

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Comments: 0 | Views: 154Last Post by: diavoletto nero (20/7/2011, 14:20)
 

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