Allah Sourua Bashar Wa Bass

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diavoletto nero
CAT_IMG Posted on 17/2/2012, 20:27




ALLAH SOURIA BASHAR WA BASS



di Mariella Salvadori

Vorrei parlare della Siria facendo alcune considerazioni partendo dalla mia esperienza in questo splendido paese. Sono stata quattro volte in Siria, una prima dei disordini, e le altre tre dopo. Comincio, ovviamente, dalla prima esperienza. Ho avuto modo, in quel caso, di visitare la Siria in lungo e in largo, e di conoscere personalmente sia il grado di civiltà e modernità del paese, sia il consenso di cui gode, in una larga fascia della popolazione siriana, il presidente Bashar al-Assad. Leader che è rimasto pressoché sconosciuto alla maggioranza degli occidentali fino alla cosiddetta "primavera araba", che tanta violenza e devastazione ha seminato nell'intero cosiddetto vicino e medio oriente.
Presidente, Bashar al-Assad, sconosciuto all'opinione pubblica, ma non ai leader europei, che negli anni passati hanno ricevuto con tutti gli onori questo leader che oggi viene dipinto come un mostro, un degenerato e un sadico. Tutto questo devo dire che mi ricorda un grande leader del secolo scorso, tale Giuseppe Stalin, celebrato a più riprese da molti leader occidentali, come Churchill, che, a proposito del leader sovietico, disse: "I like this man", e che alla conferenza di Teheran del novembre 1943 lo salutò come "Stalin il grande". O come Averell Harriman, ambasciatore statunitense a Mosca tra il 1943 e il 1946, che disse a proposito del capo di stato sovietico: "lo trovo meglio informato di Roosevelt e più realistico di Churchill, in qualche modo il più efficiente leader di guerra". O, per parlare di casa nostra, lo stesso Alcide De Gasperi si espresse con parole di elogio per "il genio di Giuseppe Stalin". O Sandro Pertini, compianto Presidente della Repubblica, che scrisse per la morte di Stalin parole di sincera ammirazione. Anche molti intellettuali occidentali si profusero in passato in elogi per la "saggezza di Stalin".
Fino a quando un famigerato "Rapporto Chruščёv" volle consegnare alla Storia la stessa persona eroica, geniale e saggia, come "un enorme, cupo, capriccioso, degenerato mostro umano". Parole molto simili a quelle usate oggi per descrivere il presidente siriano Bashar al-Assad. Il quale, lo ricordo, è stato ricevuto con tutti gli onori nell'aprile 2002 da Walter Veltroni, nel dicembre dello stesso anno dalla regina Elisabetta, nel agosto 2005 dal presidente turco Erdogan, nell'ottobre 2007 ancora in Turchia dal primo ministro Abdullah Gul e nell'ottobre 2008 dal presidente italiano Giorgio Napolitano. Fu celebrato, il presidente siriano, come un leader illuminato, e la sua consorte descritta come "il fiore del medioriente";. Che cos'è cambiato da allora? Forse un altro provvidenziale "Rapporto Chruščёv"? Personalmente ritengo che il giorno che saranno aperti gli archivi segreti della Casa Bianca, si troveranno progetti tipo "Progetto Trockij", "Progetto Chruščёv" il "Progetto Gorbaciov", nonché il ben congegnato "Progetto Nuova Sinistra Italiana". La quale ha ardentemente sposato la causa contro il mostro Bashar al-Assad, quell'uomo assetato di sangue che uccide il proprio popolo. Ma quanti di loro conoscono veramente la situazione siriana? Non sarà forse che un vecchissimo metodo della propaganda politica consiste nello spostare l'attenzione su nemici esterni, al fine di portare avanti i propri scopi politici interni? Forse non si vuole parlare in Italia della totale distruzione dello Statuto dei Lavoratori e della regressione dei diritti di questa parte della società in nome della cosiddetta ripresa economica e della tenuta dei sistemi finanziario e bancario, i soli in grado di garantire, secondo loro, la sopravvivenza della società? Non sarà che gli eredi ufficiali del partito del proletariato e del movimento operaio, sono impegnati a fare la maggior parte del lavoro sporco per garantire quella flessibilità, leggi precariato, che le banche, la confindustria e il sistema capitalista in generale chiedono con forza? Non sarà che l'orco indica il mostro che si trova oltrefrontiera perché il popolo non veda il mostro che abita in casa propria? A voi la risposta.
Passo ora a parlare davvero di Siria. Come dicevo, in questo splendido paese sono stata più volte. All'inizio, quando la vergognosa aggressione alla Siria sovrana non era ancora iniziata, ho trovato un paese pieno di vita, un popolo ospitale e gentile, nonché curioso nei miei confronti. I siriani che ho conosciuto hanno messo a mia totale disposizione le loro case, qualcuno ha addirittura fatto dormire i propri bambini in un letto solo, pur di liberare una camera per me, e darmi ospitalità per la notte. Tutta la famiglia ha abbandonato le abituali occupazioni giornaliere per occuparsi di me, gradita ospite italiana. Non ricordo chi lo disse, ma la frase: "ogni essere al mondo ha due case: Una è la propria, l'altra si chiama Siria", è decisamente veritiera.
Ho potuto vedere la convivenza tra etnie e religioni diverse, la profonda tolleranza nei confronti del prossimo che contraddistingue questo paese. Solo in Siria si possono vedere chiese a fianco della moschee.
Ho visitato il convento di Maaloula, dove è presente il primo altare cristiano, nell'area geografica che può a ben ragione essere considerata la culla della cristianità.
Nel 2004 Giovanni Paolo II visitò la Siria, e fu ricevuto proprio da Bashar al-Assad, oltre che da esponenti di altre fedi religiose. Visitò anche le moschee, e fu, a detta dello stesso Wojtyła, un incontro molto importante per il dialogo interreligioso.
Lo stesso Papa descrisse la Siria come "la culla della civiltà e della cristianità".
In Siria ho conosciuto sunniti, sciiti, drusi, persino ismaeliti, ho conosciuto alawiti, ho ammirato una splendida sposa armena il giorno del suo matrimonio. Persone solari e sorridenti, fiere delle proprie origini ma tolleranti, lo ripeto, con il prossimo.
Ho visitato però anche la Siria più primitiva, quella del fanatismo religioso, quartieri ostili, nei quali più ti addentri e meno l'aria si fa respirabile, quartieri dai quali non vedi l'ora di uscire, perché in quei quartieri sembra non arrivare nemmeno la luce del sole. Dove se sei donna e per una disgraziata coincidenza hai bisogno di comprare assorbenti intimi puoi stare certa che ti guarderanno come se tu fossi il demonio in persona, come colei che è venuta a portare la maledizione e la sventura in quei luoghi. Questi sono gli ambienti in cui la rivolta ha attecchito, ha preso forza, ed è esplosa con tutta la violenza del cieco fanatismo.
Lo stesso fanatismo che ha portato al genocidio degli armeni del secolo scorso, ad opera del governo turco, che qualcuno in Italia conosce, ma anche degli alawiti, che nessuno conosce. Oggetto di pulizia etnica da secoli. L'ultima, come dicevo, nel secolo scorso, dove in pochi giorni ne vennero trucidati 300.000. Qualcuno ne parla? Decisamente no. Qualcuno conosce la situazione degli alawiti nel Libano? Io ci sono stata, nel Libano. A Tripoli, dove gli alawiti vivono nei ghetti, e da cui non possono uscire altrimenti saranno sicuramente aggrediti. Ma dove anche i cristiani non escono mai dai propri quartieri, per lo stesso motivo. Una grande prigione a cielo aperto è il Libano. Una grande e libera patria è la Siria. Quale tra queste due sceglierebbero gli italiani e gli occidentali per sé?
Ho conosciuto un tassista alawita, a Tripoli. Mi ha raccontato che ha grande difficoltà a lavorare, che non può mettersi in turno come tutti gli altri, perché gli integralisti sunniti di Tripoli lo insultano e lo picchiano appena lo vedono. Si barcamena come può, ma se non fosse per l'aiuto dei parenti che stanno in Siria non riuscirebbe a mettere insieme il pranzo con la cena. E' quindi questo che gli attivisti per i diritti umani vogliono? Ignorano completamente le dinamiche che innescherebbero appoggiando il fondamentalismo islamico come stanno facendo? Ignorano forse che in Siria questi sedicenti rivoltosi sparano, loro si, contro i siriani? Voglio raccontarne anche un altro, di aneddoto. Ero in Siria, su un piccolo battello. Il comandante era, per sua stessa ammissione, un salafita, Credendo evidentemente che io e il mio compagno fossimo dalla loro parte, si sono lanciati, il comandante ed il suo equipaggio, in una dissertazione sul futuro politico della Siria. E hanno detto che gli alawiti sono dei maledetti da Dio, seguaci di Satana, da eliminare interamente. Aggiungendo che, per loro, uccidere anche un solo alawita è la giusta strada per il paradiso. E in più, non soddisfatto, ha aggiunto per concludere, che, solo l'eliminazione di questa etnia avrebbe garantito la prosperità del paese. Come se qualcuno qui dicesse che solo ammazzando tutti i testimoni di geova sarà possibile la ripresa economica. Ora, siccome non ho certo la pretesa di addentrarmi in ambito teologico, vorrei fare solo delle considerazione politiche. Dal momento che, dal punto di vista dei salafiti non esiste legittimità democratica, ma solo la legittimità determinata dall'osservanza della legge divina, mi chiedo: di quale democrazia allora parlano? Paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita e il Qatar, in prima linea nella battaglia per la democrazia in Siria, sono retti da una monarchia teocratica. L'Arabia Saudita non ha una Costituzione e i cittadini non votano nessun loro rappresentante, a nessun livello. Il Qatar è una nazione minuscola anch'essa retta da una monarchia teocratica. Anch'essa non possiede una Costituzione ma in compenso possiede la più grande base americana del medioriente. I cittadini non votano. Il Qatar e l'Arabia Saudita governano anche sul Bahrein, a maggioranza sciita, un ramo diverso da quello sunnita del monarca. La repressione nei confronti di questa minoranza è feroce, per quali motivi questa repressione è legittima agli occhi degli occidentali? Tra l'altro, per raccontarne una, l'attuale emiro del Qatar ha preso il potere nel suo Paese esautorando nientemeno che il proprio padre. Il quale era andato all'estero per motivi di salute, per curarsi negli ospedali occidentali. Al suo ritorno, anziché trovare parenti entusiasti del suo ritorno, ha trovato l'arresto e il carcere. Di quale democrazia parla allora l'emiro del Qatar? Di quale democrazia parlano gli sceicchi sauditi, democrazia che non applicano nel loro paese? Non sarà il solito vecchio giochetto caro all'occidente, agli americani in particolare ma in allegra compagnia su questo fronte, di ignorare la natura dittatoriale del potere negli stati mediorientali, basta che questi dittatori siano amichevoli e collaborativi nel salvaguardare gli interessi occidentali nella zona? Regione geografica, il medioriente, da cui dipendono gli interi destini del mondo,lo sappiamo, in quanto detentrice delle riserve di risorse energetiche essenziali, quali il petrolio e il gas. Questo credo che lo sappiano tutti, anche i bambini. In che cosa Bashar al-Assad è diverso? Innanzitutto, nel suo essere in generale non allineato ai diktat di Washington, dopodiché, nel suo sostegno alla resistenza palestinese e libanese. Nella sua collaborazione con l'Iran, il nemico un pò di tutti.
Eppure, la Siria è un paese stabile e che vive in pace da quarant'anni. Ha difeso il Libano nel 2006, ma da una guerra di aggressione, dichiarata da Israele, non dalla Siria. Paese, Israele che certo non ha avuto scrupoli nell'usare la forza contro qualunque tipo di dissidenza o di non adesione ai propri piani.
Convivono in Siria, come già detto, numerose etnie e numerose fedi diverse. L'organizzazione dello Stato è di tipo socialista, ogni cittadino siriano riceve un quantitativo di generi di prima necessità, come il pane, o lo zucchero, oltre a mille litri di gasolio l'anno. La sanità è completamente gratuita, l'istruzione pure, dall'asilo all'università. E' forse questo l'aspetto più odioso per l'occidente capitalista? Che esistano paesi dove lo Stato esiste, ed è forte, al contrario dei loro dove lo Stato deve stare fuori dall'economia, salvo poi stanziare centinaia di miliardi di dollari o di euro per salvare il sistema finanziario, lo stesso che ha provocato la crisi, per l'azzardo di pochi ma grandi speculatori finanziari?
Tornando ai cristiani, vorrei sottolineare lo stato di totale abbandono in cui essi sono lasciati da quella che è la loro Chiesa, vale a dire il Vaticano. Ho conosciuto un prete cattolico in Siria, entusiasta di poter esercitare il proprio italiano con me. Mi ha raccontato che diverse volte ha organizzato viaggi in Italia, che sono stati ricevuti dal Papa e che all'Angelus sono stati pubblicamente salutati. "Salutiamo i nostri fratelli siriani, che ci hanno fatto l'onore della loro visita oggi in questa piazza", disse papa Ratzinger.
Ho ripensato molto a quel prete in questi mesi. Mi sono chiesta, cosa penserà dei semplici, timidi e senza conseguenze "preghiamo per la pace in Siria", pronunciati dal Papa in questi mesi? Poteva la guida dei cristiani di tutto il mondo dire qualcosa di più? Il destino dei cristiani siriani, nel caso in cui i fanatici brigatisti salafiti prendessero il potere, gli interessa o non gli interessa? Che cosa pensa dei cristiani bruciati vivi nelle chiese in Egitto dopo la "primavera araba"? Gli interessano o non gli interessano?
Auguro alla Siria di ritornare a splendere come esempio di convivialità tra le diversità, che è la vera ricchezza, trovandosi l'icona della Madonna accanto alla mezzaluna islamica, in barba a tutti i megafoni della menzogna che siano appianati, trombette o colombe pasquali. Già, secondo loro le notizie da Homs provengono solo dai piccioni viaggiatori.
Per concludere, la sottoscritta è italiana di nascita, siriana di adozione, stalinista d'impostazione ed assadista di convinzione.

Mariella Salvadore

(*) pubblicata su autorizzazione della autrice a cui vanno i miei ringraziamenti...
 
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